Alcune delle immagini utilizzate dal Circolo Il Fortino per promuovere la serata.
Tina Modotti: chi era costei? Chi la conosce o ne ha sentito parlare nell’universo della storia della fotografia (nel quale si è fatta un nome sia come fotografa che come modella, in particolare di Edward Weston); oppure per la sua breve ma intensa esperienza come attrice del cinema muto; magari, invece, per la sua storia di impegno politico come comunista e rivoluzionaria. Oppure per chissà quale aspetto fra i numerosissimi e diversissimi della sua poliedrica vita (forse nel caso di Tina Modotti non si può parlare di una singola vita: ne ha vissute parecchie, di vite). Oppure qualcuno proprio non sa chi sia.
Per chi la conosceva già, almeno in parte, per chi la aveva solo sentita nominare, o per chi proprio non ne sapeva nulla, ecco ad illuminarci la splendida serata al Fortino di Marina di Pisa, sabato 4 maggio 2024. Si tratta di una replica della serata del febbraio precedente, graditissima da tante persone che avevano perso la prima serata ma anche da chi, come chi scrive, non si sarebbe voluto perdere una seconda visione dello spettacolo.
Già: spettacolo? performance? conferenza-spettacolo (come è stato scritto)? Mettiamo insieme un narratore, un pianista che si esibisce dal vivo, una vocalista che ora canta ora recita; poi, sullo sfondo, sequenze di fotografia o filmati d’epoca. E alla fine della serata, un attore che interpreta una poesia di Pablo Neruda. La si chiami come si vuole, questa serata, ma è stato davvero un riuscitissimo collage caleidoscopico di eventi, situazioni, rappresentazioni e, soprattutto, emozioni.
Comincia con una specie di ritratto omnicomprensivo di questa donna speciale, il narratore Fabiano Corsini. Poi, pian pianino, nel corso della serata, si susseguono le varie fasi della vita di Tina: dalla nascita in Friuli all’emigrazione con la famiglia in Austria fin da bambina, poi il ritorno in Italia e il lavoro, poi l’emigrazione in California, poi il Messico, la Russia, l’Europa, la guerra civile in Spagna, il ritorno in Messico… e via dicendo in capitoli di vita che stupiscono per la loro complessità e diversità. Come se, davvero, Tina avesse voltato pagina proprio tante volte nel corso della sua esistenza.
Veronica Risi interpreta gli scritti di Tina, canta, suona…
Si interrompe spesso, il narratore, ora per dare spazio a Veronica Risi che legge pagine dai diari di Tina o dalle sue lettere, oppure a Claudio Proietti che interpreta al pianoforte soprattutto brani d’epoca come i canti messicani o quelli della guerra di Spagna, al quale si accompagna talvolta Veronica Risi nel ruolo di cantante e vocalista; la quale Veronica Risi in un caso siede al piano per suonar cantando… Durante tutti questi scambi di ruolo, sullo sfondo si susseguono immagini significative. Sono foto fatte a Tina oppure da Tina, ma anche tanti luoghi, persone, situazioni, e anche alcuni video: una sottolineatura importante delle varie fasi della vita di Tina, con un accento particolare sulle tante persone con le quali si è relazionata.
Una storia pazzesca, quella delle vite di Tina. Tranne brevi momenti di gioioso entusiasmo, per lo più legati alle innumerevoli storie d’amore che ha vissuto, la sua esistenza sembra impregnata soprattutto di dolore. Un dolore rappresentato benissimo dalla narrazione, dalla musica, dalle interpretazioni commoventi di Veronica Risi e di Claudio Proietti. Un’intensità fortissima che penetra nello spettatore, lo cattura, lo impregna, lo stordisce.
Una sensazione di dolore che raggiunge il suo culmine verso la fine, al momento della morte di Tina dopo il suo ritorno in Messico. Dopo la sua morte il poeta Pablo Neruda scrisse una poesia dedicata a lei, un modo per opporsi alle tante menzogne sciorinate dalla stampa su questo personaggio che veniva percepito soprattutto per la sua sconcezza, per le foto di nudo, per le tante relazioni avute. La poesia Tina Modotti ha muerto è interpretata molto intensamente da Astore Ricoveri.
Poi, a chiusura della serata, Veronica Risi si lancia in un delicato e enigmatico vocalizzo sul quale, poco a poco, si sovrappongono le note al piano di Claudio Proietti. Si tratta della fuga dal Preludio e fuga op. 87 n. 8 di Dmitrij Šostakovič. Il preludio era stato eseguito all’inizio della serata, un’oretta e mezzo prima. Queste due parti della stessa composizione, che usualmente vengono suonate una di seguito all’altra, qui fanno da contenitore di tutta la serata: l’apertura e la chiusura. Come a rappresentare che una vita intera può essere contenuta nei brevi istanti che separano il preludio dalla fuga. Una coesistenza potente per quanto surrealista di istantaneità ed eternità. In particolare, poi, questa fuga è un brano tragico, lento, doloroso. Una rappresentazione efficace del dolore per la morte di Tina e delle tante sofferenze che hanno accompagnato tutta la sua esistenza. Ma non solo: questa fuga, fra i quarantotto brani che compongono la serie completa dei ventiquattro preludi e fuga del compositore sovietico (non apprezzato, anzi, dal regime staliniano), è proprio il più lungo. Come se questo lamento finale, volutamente, si estendesse per un tempo molto esteso, un tempo senza tempo. Un invito a calarsi nella storia, a chiudere gli occhi e lasciarsi avvolgere da quella musica triste, per ripercorrere nella mente le tante emozioni suscitate dal susseguirsi dei tanti frammenti che hanno composto questa serata fantastica. Un finale straordinario per una performance collettiva straordinaria.
Applausi meritati alla fine della serata.
Per la cronaca 1: Se uno volesse approfondire la conoscenza di Tina Modotti non mancano tanti strumenti. Fra i tanti, il libro Tina di Pino Cacucci, pubblicato da Feltrinelli. Ma anche nei diari di Edward Weston pubblicati in italiano, a cura di Valentina Agostinis, da Pratiche Editrice (non più esistente) con il titolo Ritratti al vivo, si trovano ovviamente tanti riferimenti a Tina. Ecco un breve brano scritto in occasione della partenza di Weston dal Messico: Ricorderò la mia partenza dal Messico soprattutto per la separazione da Tina. La barriera tra noi si è rotta per un istante. Finché non siamo giunti al Paseo, su un taxi che correva a gran velocità verso il treno, non mi sono permesso di guardarla negli occhi. Ma quando l’ho fatto e ho visto quello che dovevano dirmi, l’ho stretta a me, le nostre labbra si sono incontrate in un bacio infinito, interrotto solo dal fischio del vigile.
Per la cronaca 2: Claudio Proietti se ne intende, dei preludi e fuga di Šostakovič: a questa composizione ha dedicato due puntate di approfondimento su Radio Toscana Classica. Qui c’è la prima e qui la seconda.