Pubblicato da: miclischi | 15 aprile 2020

I frammenti di Sarah Manguso: una bella scoperta

Scoperto alla libreria Civico 14

Era il dicembre del 2019 e si inaugurava festosamente a Marina di Pisa una nuova libreria: Civico 14.  Presentazione dell’ultimo libro di Giuseppe Meucci, due chiacchiere con l’autore, con la libraia e con gli altri intervenuti, il rinfresco… Ma ,soprattutto, il grande piacere di scuriosare fra gli scaffali quasi domestici di questo bel locale accogliente.

Una scelta molto particolare, quella di Civico 14: puntare sugli editori piccoli e piccolissimi, privilegiare i libri ben fatti oltre che ben scritti, insomma invogliare alla lettura e alla scoperta. Fu così che ci si lasciò sedurre da questo irresistibile invito e si scelse, fra i tantissimi titoli stimolanti, un libro di Sarah Manguso. Un po’ per la copertina, un po’ per la cura editoriale, un po’ per questa curiosità suscitata da una scrittura per frammenti: ogni micro-capitolo sta tutto in una pagina. Anzi, in parte di una pagina. A volte sono soltanto poche righe.

Si tratta del libro pubblicato da NN Editore:  Sottovoce (titolo originale: Hard to admit and harder to escape).

A volte vedo passare un cervo dalla finestra davanti alla scrivania. E’ sempre una sorpresa meravigliosa vedere un cervo mentre lavoro. (…) Nei momenti di distrazione in cui lavoro e armeggio con i due dispositivi, penso per un attimo che mi piacerebbe premere un bottone per far comparire il cervo.

Frammenti di vita, quasi compilati alla rinfusa, come ricordi che riaggallano in ordine sparso dalla memoria. Ci sono momenti della vita scolastica (dall’asilo fino alle superiori), o dei campi estivi (come quelli dove andava Charlie Brown), oppure dell’esperienza lavorativa, della vita sentimentale in tutte le epoche della vita. Ma un posto particolare spetta ai frammenti di ricordi da tutte le età legati alla vita nella casetta di legno nel bosco: la paura e la fascinazione della foresta tenebrosa e dei suoi abitanti, i sentieri, le luci (o l’assenza di luce), le ombre.

La copertina dell’edizione originale

Vedo il sole basso filtrare nel sottobosco, in fasci di luce che screziano i tronchi, e le felci selvatiche e le viole bianche. Sono preoccupata perché so di dover ricordare quella scena perfettamente, perché è la cosa più bella che abbia mai visto. Ma so di non poterla descrivere a parole. Alla fine decido di scrivere la data e l’ora su un cartoncino e di metterlo in un cassetto della mia scrivania.

Ecco: ricordi che sono per lo più immagini. E quelle pagine mezze vuote, che lì per lì fanno pensare: che spreco di carta!, invece, sembrano proprio fatte apposta affinché il lettore possa concentrarsi su quello spazio bianco, apparentemente vuoto, e riempirlo con i ghirigori della propria fantasia, magari tracciarci anche qualche linea a matita, o avventurarsi addirittura nel disegnarci qualcosa. Evocazioni che provocano evocazioni, immagini che provocano immagini.

Sembrano proprio, tantissimi di questi frammenti di Sarah Manguso, delle fotografie senza macchina fotografica (FSMF, come si definirono qui anni addietro). E ogni immagine si porta dietro il suo bagaglio di sensazioni, di suggestioni, di angosce o di sorrisi.

Sarah Manguso (dal sito dell’edizione italiana)

Anche se, occorre dirlo, sono davvero pochi i sorrisi che trapelano da queste pagine. Casomai sono sorrisetti sardonici. I momenti fissati in questi frammenti sono per lo più angoscianti, o sconcertanti, dolorosi e cupi. C’è tanto rimpianto, in queste righe, a volte anche un po’ di risentimento – se pure stemperato sapientemente con la giusta dote di ironia e autoironia. Eppure pare prevalere su tutto la gioia e la soddisfazione di averli fermati, quei momenti. Per costruirne un collage caleidoscopico che non ci stanca mai di risfogliare alla ricerca di questa o quella immagine.

La mia vergogna mi sembra amore. Questa vergogna è la parte migliore della mia vita. Se la chiamo amore non sarà più qualcosa di cui vergognarsi.

Per la cronaca: Alla fine del libro, un’altra piacevole sorpresa: una breve nota della traduttrice, Gioia Guerzoni. Tre paginette impregnate di mangusismo. L’esperienza della residenza per traduttori in Canada, la gioia dell’incontro con l’autrice, la vivacità delle discussioni sulle parole, sulle case, sulle cose.


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